UN’ ALTRA SFORTUNATA di E. A. Poe da FILOSOFIA DELLA COMPOSIZIONE

Audiolibri in Italiano e in lingua originale.

legge valter zanardi
«Un’altra sfortunata, / Tediata dalla vita, / Avventata e importuna, /
Se n’è andata alla morte! // Sollevala teneramente, / Con cura
alzala;–/ Ha forme così snelle, / É così giovane e bella! / Guarda i
suoi abiti / Che a sudario l’avvolgono; / Mentre l’acqua continua / A
gocciar dai suoi panni; / Sollevala subito, / Con affetto, senza
condanna. / Toccala senza disprezzo; / Pensala con tristezza, / Umanità
e gentilezza; / Non alle colpe di lei, perché tutto ciò che ne resta /
Ora è la donna soltanto. / Non indagare a fondo / Nella sua ribellione
/ Insofferente e avventata; / Ogni vergogna è passata, / Morte su lei ha
lasciato / La bellezza soltanto. / Resta, malgrado la colpa, / Della
stirpe di Eva–/ Tergi le povere labbra / Stillanti viscido umore. /
Riannoda le sue trecce / Al pettine sfuggite, / Le belle trecce ramate;
/ Mentre stupore si chiede: / Dov’era la sua casa? / Chi era suo padre?
/ Chi era sua madre? / Aveva sorelle? / Aveva fratelli? /O c’era
qualcuno più caro / Ancora e ancor più vicino / Di ogni altro? // Ahimé!
Quant’è rara / La carità cristiana / Sotto il sole! / Oh! che fatto
penoso! / In un’intera città, / Lei non aveva dimora. / Di sorelle e
fratelli, / Di padre e di madre, / Eran mutati gli affetti: / Amore, con
rude evidenza, dalla sua altezza gettato; / La provvidenza divina /
Persino sembrava perduta. / Dove tremolavano lampade / Lontano sul
fiume, / Con molte luci / Da finestre e balconi, / Dagli abbaini al
piano terra, / Lì se ne stava, con nostro stupore, / Senza casa di
notte. / Il vento freddo di Marzo / La faceva tremare e rabbrividire; /
Non l’arcata cupa del ponte, /O il nero fiume fluente; / Folle dalla
storia della vita, felice del mistero della morte, / Pronta a
scaraventarsi–dovunque, dovunque / Fuori dal mondo! // Con coraggio
s’immerse / Né si preoccupò di questo freddo / E violento scorresse il
fiume,–/ Sopra la sua riva, immaginalo, pensalo, / Uomo dissoluto! /
Bagnati in esso, bevine / Allora, se puoi! / Teneramente sollevala, /
Alzala con cura; / Ha forme così snelle, / É così giovane e bella! /
Prima che le fredde membra / Con troppa durezza s’irrigidiscano, / In
maniera decorosa e gentile / Distendile e ricomponile; / E chiudi i suoi
occhi, / Spalancati e ciechi! // Terribilmente fissi / Nel luridume del
fango, / Come quando con l’audace / Ultimo sguardo disperato / Fissarono
il futuro. mentre periva oscuramente, / Dall’ingiuria pungolata, /
Dalla fredda crudeltà, / Dalla bruciante follia, / A cercare il
riposo.–/ Incrocia umilmente le sue mani, come se in silenzio pregasse,
// Sopra il suo petto! / Attribuendo alla debolezza, / La sua cattiva
azione, / E rimettendo, con mitezza, / Le sue colpe al suo Salvatore! ».

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