legge valter zanardi
Si tratta di una storia drammatica e inquieta, scritta da Lawrence in Cornovaglia, alla fine della guerra, nell’autunno del 1918 . Vi si narra il rapporto complesso e conflittuale tra l’uomo e la donna, visti dall’autore come i due poli contrapposti di una antinomia in cui ciascuno deve combattere per salvaguardare la propria autonomia e individualità . Tre sono i protagonisti: la Banford, la March e il giovane Henry, un soldato che arriva nella loro fattoria a destabilizzare l’equilibrio emotivo ed affettivo delle due vecchie amiche. Tutto si gioca sull’affermazione del predominio maschile sulla donna, che -come in una battuta di caccia- lotta e resiste fino all’ultimo sangue. Desiderio, possesso, gelosia, rivalità . Poi il dramma, la tragedia (annunciata) e l’illusione del predominio di Henry su March, a cui voleva togliere tutto, anche la coscienza per farne solo la sua donna: sottometterla, vincerla, piegarla, farla arrendere. Non credo ci siano vincitori, nè vinti, alla fine di questo libro. Piuttosto vi si interpreta il fallimento. Il fallimento di un rapporto coniugato al femminile, ma anche quello di un rapporto uomo-donna in cui a vincere è la caparbietà e l’ostinazione. Ognuno resta in balia delle proprie contraddizioni e pulsioni (primordiali), ognuno vittima delle prioprie frustrazioni sessuali ed emozionali. Un’agonia sottile al baratro della follia e della reciproca infelicità .
Maria Pina Ciancio
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