Come tutti gli anni in occasione della riapertura della casa estiva, i coniugi Zito, il giornalista televisivo Nicolò e sua moglie Taninè, invitano Montalbano a stare da loro. Il commissario Montalbano accetta molto volentieri e dopo aver mangiato abbondantemente, va a farsi una dormitina. Il piccolo Francesco, figlio di Nicolò, dopo aver svegliato Montalbano insiste a voler giocare con lui a “Guardia e Ladri”. Il commissario accetta mentre Nicolò, viene chiamato da una telefonata a tornare al suo lavoro a Vigata. Montalbano non riesce più a trovare Francesco e, molto allarmato, si dirige verso un casolare abbandonato e in rovina dove pensa si sia nascosto Francesco. Continuando nel gioco, Montalbano puntando la mano come se fosse una pistola con voce minacciosa grida al bambino, che fa la parte del ladro, di uscire all’aperto. Ma invece di Francesco esce un uomo con le mani in alto, evidentemente armato al quale il commissario, non visto e sempre con la mano puntata, intima di andare verso la casa, sperando che l’uomo non si volti e lo veda disarmato. Giunti nei pressi dell’auto posteggiata dal commissario esce allo scoperto Francesco che si era nascosto dietro la vettura e che eccitato dalla scena “poliziesca” chiama la madre che, uscita dalla casa, guardando il commissario che punta un dito alla schiena di uno sconosciuto, capisce la situazione e afferrato un vecchio fucile mai usato da anni, lo punta verso il criminale. Con un sospiro di sollievo Montalbano apre l’auto e prende la pistola e le manette dal cruscotto mentre «l’uomo stava immobile sotto la ferma punteria di Taniné che, bruna, bella, capelli al vento, pareva precisa precisa un’eroina da film western.»
Lettura di Andrea Camilleri